Idiritti e i doveri sono tali solo se sono per tutti. Con queste poche parole siesprime un grande concetto che, negli anni duemila, in un paese civile,dovrebbe essere espressione di cultura,di libertà di pensiero, di rispetto dell’individuo, chiunque esso sia. Peccatoche, ancora una volta, questo non sia associabile al nostro paese. L’Italia, terrameravigliosa, ricca di storia, di splendidi paesaggi, di delizie culinarie, diartisti e chi più ne ha più ne metta, si dimostra il paese delle spaccature, dellecontraddizioni, delle contestazioni di basso livello. La grande discussione diqueste settimane sulle unioni civili tracoppie dello stesso sesso ci propone una sfida culturale e, naturalmente anchepolitica, che ha scatenato reazioni di ogni genere dei pro unioni civili (gliarcobaleno) e dei contrari alle unioni civili (le sentinelle). Una sorta disfida all’ultimo sangue o meglio all’ultimo insulto, prevalentemente da partedel mondo tradizionalista-cattolico nei confronti dei “peccatori” ovvero gli omosessuali. Quelmondo che ha la presunzione di volere imporre il proprio credo o le proprie ideesulle scelte private degli altri, come dire “io non lo farei e quindi tu non lodevi fare”. Un po’ come ritornare ai tempi del padre-padrone di 50 o addirittura 100 anni fa. La battaglia alla quale stiamo assistendo in questi giorni mi ha riportato indietro nel tempo. Precisamentenel maggio del 1974 quando gli italiani rifiutarono l’abrogazione della legge898/70 sul divorzio e quattro anni dopo con la legge “194” sull’aborto.
Inquegli anni ero solo una bambina, ne sentivo parlare in casa dai miei genitorio al telegiornale. Era difficile per me capireperché dovevano fare una legge che permettesse ai genitori di divorziare e misembrava addirittura crudele permettere ad una donna di abortire liberamente. Oggi, da adulta e da madre, penso alle persone di quella generazione che,per la maggior parte, avevano unavisione ed una mentalità sicuramente limitata e conservativa, più legata a tradizioni culturali e cattoliche rispetto al presente;penso a quanto sia stato difficile per loro confrontarsi ed esprimersi su argomenti delicati ed importanti perquell’epoca, nella piena consapevolezza che, con la loro scelta avrebberocontribuito a lasciare ai loro figli,ai loro nipoti, un paese culturalmente più avanzato. Cosa ne sarebbe oggi se allora nonsi fossero superati certi preconcetti? Vivremmo ancora di aborti clandestini edi matrimoni di facciata con seconde vite parallele. Io credo che noi oggi abbiamo il dovere diinsegnare ai nostri figli il rispetto e la tolleranza, abbiamo il dovere di dare la possibilità agli altri di decidere escegliere della propria vita anche se non la condividiamo. Abbiamo il dovere difarlo per i nostri figli, per i figli dei nostri figli. Credo che, oggi più chemai, la politica abbia il compito didare una cornice legale ad una libera scelta, senza continuare a mettere la testa sotto la sabbia. Credo che questosistema di continuo ostruzionismo ai cambiamenti da parte di alcune forzepolitiche, non faccia altro che affossare sempre di più il paese. E’ tempo che la questione vengaaffrontata dopo che per anni l’argomento è stato usato solo per convenienza incampagna elettorale, da tutti gli schieramenti politici ora che, tra l’altro, non c’è nemmeno più l’alibi della chiusuratotale della chiesa.
Attraversoi social network, uno strumento assaiutilizzato per i dibattiti, dove la gente si sente autorizzata a vomitareaddosso agli altri il proprio dissenso e disprezzo, se ne sono lette e dette veramente tante.Gente che ritiene che per un bambino siameglio vivere con due genitori regolarmente sposati (donna e uomo) che litigano piuttosto che condue genitori di pari sesso ma che si amano. Gente che ritiene che un bambinopossa vivere meglio in orfanotrofio piuttosto che dato in adozione a genitori amorevoli di pari sesso. Allorami chiedo, se noi non siamo legittimati a decidere che un bambino possacrescere e vivere serenamente anche con genitori di pari sesso, chi siamo noi perdecidere che un bambino sta meglio in una famiglia “regolare” ma infelice opeggio ancora in un orfanotrofio? Ci rendiamo conto che la famigliatradizionale, quella di quando eravamo bambini, non esiste quasi più? Cirendiamo conto che ci sono tanti bambini, figli di genitori “regolari” madivorziati, che non vedono più il padreperché, come spesso accade, una volta rifatta una nuova famiglia, si dimenticadei figli avuti dal precedente “regolarematrimonio”?. Perché l’orientamento sessuale di una persona deve costituire unelemento ostativo alla stepchild? Perché, anche nel caso di coppie dello stesso sesso, il legame affettivo intenso che un conviventepuò avere sviluppato nel corso degli anni con il minore figlio dell’altro convivente, non deve valere molto di piùdei pregiudizi di una parte della gente, tra l’altro non della nuovagenerazione che ha sicuramente una visione molto più aperta e senza preconcettisu questo argomento? Perché si deve parlare di mercato dell’utero in affitto enon si parla mai dei costi esorbitantiche due genitori devono sostenere per un’adozioneinternazionale, attraverso, tra l’altro, associazioni cattoliche nella maggiorparte dei casi? In questo caso prevale, giustamente, il grande gesto di duepersone desiderose di essere genitori, di dare amore ad una creatura. Mal’amore non ha sesso. L’amore è amore.