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mercoledì 30 marzo 2016

Necessaria più integrazione territoriale

di Emanuele Chesi

Dadecenni sentiamo ripetere che adeguare la viabilità tra Forlì e Cesena èun'assoluta necessità del nostro territorio. L'impegno a colmare il divarioinfrastrutturale della Romagna con le aree forti dell'Emilia è un punto fissodei programmi elettorali da destra a sinistra. La realtà dei fatti finora è benpoca cosa. Molti strepitano contro Bologna matrigna, altri contro l'incapacitàdella classe politica romagnola. Fatta la tara alla propaganda e considerato ilprogressivo prosciugamento dei fondi statali, le responsabilità in capo aigovernanti ci sono tutte. Spostando il focus sul caso forlivese-cesenate,s'intravede però il peccato originale di un inarrestabile deterioramento delgià scarso grado di integrazione territoriale. Provincia bipolare si diceva unavolta. Ora sarebbe il caso di dire provincia inesistente. Il limboistituzionale nel quale è precipitato l'ente ha avuto come prima vittima ilprogetto della via Emilia bis varato dall'ultima amministrazione eletta, quellaguidata da Massimo Bulbi. Un project financing gradito alle imprese delterritorio e ritenuto capace di assicurare una superstrada a doppia corsia e apedaggio. Affossato sostanzialmente dalla giunta forlivese guidata da RobertoBalzani secondo il principio dello stop al consumo di territorio.

Oraè tornato in campo un progetto di via Emilia bis più leggero, una strada dicollegamento veloce dalla zona industriale di Forlì via Santa Maria Nuova versoil lotto zero della Secante di Cesena. Un progetto fattibile, meno costoso emeno impattante, assicurano ora sia il sindaco di Forlì, Davide Drei, chequello di Cesena, Paolo Lucchi. La 'mina' è stata piazzata peròdall'amministrazione comunale di Bertinoro, che già aveva avanzato perplessitàsul primo progetto patrocinato da Bulbi. Dal Colle di Romagna puntano infatti ainglobare nel tracciato della nuova strada anche la viabilità di servizio a unipotetico centro commerciale in zona Santa Maria Nuova. Un vecchio sogno diBertinoro, in grado di assicurare preziosa linfa economica all'amministrazionecomunale, garantendo anche l'attesa sistemazione di una rotonda sul vecchiotracciato della via Emilia. Un groviglio di interessi che ha scatenatoovviamente forti critiche. E che dopo le sollevazioni delle associazioni dicategoria ha indotto Drei, nella sua veste di presidente provinciale, aseparare nettamente il destino della via Emilia bis da quello dell'ipermercatobertinorese (che peraltro non rientrerebbe neanche, allo stato attuale, nellaprogrammazione provinciale). Insomma, tra intoppi e dubbi, il progetto potrebbecamminare sulle sue gambe. Sempre che Anas e governo assicurino i necessarifondi.

Mastiamo attenti a non considerare un tratto di poco più di venti chilometri comeun'opera titanica! Il suo iter segnala in maniera lampante il deficit diintegrazione provinciale, l'esplosione di interessi campanilistici, ma sitratta pur sempre di una piccola, piccolissima opera. Il vero nodoinfrastrutturale, per restare alla sola viabilità, rimane l'E45. La superstradaè uscita senza colpo ferire dalle priorità dell'Anas e della Regione, ma restauna priorità del nostro territorio. L'evanescente Provincia non se cura. Toccasperare in un ruolo più presente della Romagna che verrà.


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