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venerdì 14 ottobre 2016

San Giovanni, festa del patrono o del caos?

di Lella Turci

Quandopenso alla Festa di San Giovanni, i ricordi dell’infanzia riaffiorano nellamente con nostalgia e rimpianto. Una volta San Giovanni, a Cesena, la mia cittànativa, si festeggiava soltanto il 24 giugno, ora non più. Questo giorno eraatteso soprattutto dai bimbi perché i loro genitori, alla mattina presto,andavano per i corsi Garibaldi e Sozzi, tutti occupati per gran parte dabancarelle dei dolciumi, a comprare i fischietti di zucchero: ai bambini i gallettie le palle di stoffa colorata, riempite di segatura e legate ad un elastico,che poi venivano spinte con forza sulle vesti delle ragazzine; alle bimbe lepaperelle e le bamboline di celluloide. Il profumo dello zucchero filato siespandeva per le strade e le mamme si compravano le mandorle zuccherate persoddisfare la loro golosità. Allora Cesena festeggiava con dignità la festa delSanto Patrono. Il tempo trascorre, gli anni passano e ogni volta si aspetta SanGiovanni. San Giovanni quale? Quello di un tempo, più sentito, e dove sirespirava un’aria sana e molto familiare o quello attuale, multietico, dove lebancarelle sono nella maggior parte dei casi gestite da cinesi, africani,bangladesi e dove i banchi alimentari sono una moltitudine e imperversa ilprofumo di porchetta che la gente acquista nel nome di San Giovanni? Io sonodisabile, vivo su una sedia a rotella e, quest’anno, per il giorno di SanGiovanni, mio figlio ha voluto farmi una sorpresa portandomi dalla struttura incui risiedo fino al centro città, per vedere le bancarelle di cui non avevo piùricordo. Mio figlio ha spinto la carrozzina tra mille difficoltà tra le tantebarriere architettoniche cui abbiamo dovuto far fronte. Prima di tutto leabbiamo incontrate in via Fiorenzuola, il tratto di strada utilizzato perarrivare fino al centro della città. Sia per attraversare la strada che perpercorrerla è stato evidente il disagio, perché la pavimentazione deimarciapiedi e il manto stradale non sono adeguati per garantire il transito sicurodelle carrozzine dei disabili. Pur con enormi difficoltà siamo riusciti adarrivare fino  in centro.

Avevodeciso di riscoprire la mia Cesena e il profumo di zucchero filato proveniredalle bancarelle dei dolciumi. Ad un tratto però da uno stand africano, cheostruiva l’unico varco per i disabili, mi è caduta sulla testa una bellagiraffa di legno. E così questa è stata la mia benedizione per la Festa di SanGiovanni perché in Duomo non sono entrata.

Questoè l’unico ricordo nitido che mi è rimasto impresso della festività attuale. Peril resto, preferisco rispolverare le immagini della Festa di San Giovannicustodite gelosamente nella mia memoria, di quando ero bambina.


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