1. Se non si cambia adesso non si cambia più.
Falso. Dal 1946la Costituzione è stata cambiata 20 volte, ora in modo leggero, ora in modo piùpesante. Si potrà fare anche dopo l’eventuale, e per me auspicabilissima,vittoria del NO. E si potrà fare meglio: liberi dagli intrighi a cui findall’inizio è ricorso Renzi: il patto del Nazareno, gli accordi con Alfano eVerdini. Una riforma per dividere, invece che per unire, come invece dovrebbe accadereper tutto ciò che riguarda le regole comuni. Se vincesse il NO siriporterebbero le riforme costituzionali nel loro alveo naturale, ilParlamento.
2. Se cade Renzi siamo nel caos.
È l’argomentopiù ricorrente, ma anche il più assurdo. Le Costituzioni si fanno per durarenei tempi lunghi della vita di un Paese democratico, non sulla base dellecontingenze politiche del momento, a favore o contro questo o quel governo. LeCostituzioni stanno sopra i governi, non i governi sopra le Costituzioni. Èstato proprio Renzi, del resto, a fare del referendum una sorta di plebiscitopersonale nei suoi confronti. Poi, come l’apprendista stregone, si è accortoche la cosa gli si rovesciava contro, e ora sta cercando di correre ai ripari:dice che, se anche dovesse perdere il referendum, il governo durerebbe finoalla fine della legislatura. Ma allora non è affatto vero che se vince il NOsiamo nel caos. L’aspetto più pericoloso di tutte queste contorsioni è legare lariforma costituzionale all’interesse di una parte, senza farne un patrimonio ditutti.
3. Non voglio votare con Salvini e Brunetta.
L’argomento, chequalche volta si sente a sinistra, non ha nessuna consistenza. Sarebbe comedire che per non votare con Salvini e Brunetta ci si accontenta di votare conAlfano e Verdini. E poi, soprattutto, un conto è il voto a favore, che rispondea un’unica ragione, e cioè l’assenso alla specifica riforma renziana, un altroè il voto contrario, che può avere tante, diverse motivazioni. QuandoBerlinguer e Almirante votavano contro i governi democristiani, si può dire chestessero insieme?
4. Finalmente si comincia a cambiare qualcosa,prima non s’è fatto niente.
Cambiare percambiare è solo un segno di cieca disperazione. Messa così, il cambiamentodiventa una mistica, non una scelta politica razionale. Bisogna vedere se sicambia in meglio o in peggio. Io credo che si cambi in peggio. Nei contenuti,di cui dirò. Ma anche nella forma. Le Costituzioni sono alte, solenni, austereanche per il modo in cui vengono scritte. La nostra è scritta benissimo. Icambiamenti proposti sono scritti malissimo, con periodi involuti, contorsioni,continui straripamenti di gerundi. Non è un dettaglio. Anche questa è sostanza.Una Costituzione scritta male sembra fatta apposta per non durare. O per stareal servizio di qualcosa o qualcuno.
5. La riforma abolisce il Senato e ilbicameralismo perfetto.
Falso. Perchéper almeno sette (sette!) aree di problemi resta il doppio voto, di Camera eSenato. In questi casi si vota e rivota esattamente come adesso. Con l’aggiuntadei mille contenziosi che sorgeranno sulle competenze di ciascuno. Più e peggiodi prima. E senza dimenticare mai, come è stato ampiamente dimostrato, che iveri ritardi nella entrata in vigore delle leggi non dipendono dal doppio votodelle due Camere, ma dalla burocrazia e dai governi: dai ritardi, a volte gravissimi,nei disposti applicativi delle leggi stesse.
6. Si riducono i costi della politica.
Argomentodemagogico e populista, cavalcando l’antipolitica. Come ha scritto qualcuno, sipassa così da una Costituzione fondata sul lavoro a una fondata sul rancore:contro lo Stato, la politica, i partiti, gli Enti Locali. Il risparmio è menodella metà di quel che si sbandiera. E comunque la democrazia non si misura suicosti. Semmai sul suo modo di funzionare. Un Senato di nominati dalle Regioni,con poteri decisionali ancora molto forti, non funzionerà meglio di adesso,sarà solo sottratto al voto dei cittadini. La riduzione della rappresentanza èl’unico vero effetto di questa riforma.
7. La riforma non tocca la prima parte dellaCostituzione.
Non tocca soloapparentemente lo spirito di una Costituzione per molti versi unica (ciò che nefa in primo luogo la bellezza), che tiene insieme la libertà e la giustizia,l’uguaglianza e la solidarietà, a partire da una idea condivisa e nonprivatistica, meramente mercantile, dei rapporti sociali: il lavoro, prima ditutto, ma anche l’istruzione, la cultura, la vita civile, in senso lato. Lariforma del governo Renzi (con l’aggiunta della legge elettorale) è in realtà unattentato allo spirito della nostra Costituzione. Anche alla sua prima parte. Perchéc’è una contraddizione radicale tra quei principi e la nuova macchina politica,i meccanismi istituzionali che dovrebbero essere chiamati a rispettarli, arealizzarli. La riforma non solo riduce l’ampiezza della rappresentanza, nonsolo concentra gran parte del potere legislativo sull’esecutivo e su chi lopresiede, ma soprattutto, e proprio per questo, contraddice inevitabilmente iprincipi di giustizia, oltre che di libertà, che danno alla nostra Costituzionela sua identità, la sua anima. La riforma costituzionale è l’altra faccia dellapolitica di Renzi sul lavoro, sulla scuola, sulla sanità.
8. La riforma costituzionale è necessaria peruscire dalla crisi.
Ridicolo.Nessuna riforma costituzionale risolve, in quanto tale, i problemi della crisi.Servono (servirebbero) grandi programmi, grandi politiche, grandi governi.
9. La riforma non sarà perfetta, ma solo sevince il SI’ potrà poi essere ulteriormente migliorata.
A dir pocoillusorio. Se vince il sì la riforma sarà ovviamente blindata. Come il poteredel leader che l’ha promossa.
10. La legge elettorale ci fa sapere la serastessa del voto chi governerà.
E allora? Dovesta scritto che questo sia senz’altro un bene? Che il leader di un partito cheprende anche solo il 25% dei voti vada subito al governo con una maggioranza inattaccabile,che per cinque anni lo rende padrone incontrastato del Paese, è un bene? Lalegge elettorale, come si sa, non fa parte della Costituzione. Tanto che, dopoaverla costruita su misura per far stravincere Renzi, adesso, considerato che potrebbe anche tornare utilepiù ad altri che a lui, si pensa di cambiarla, appena possibile. Il vizio difondo sta appunto qui. Riforme labili e variabili, al servizio degli interessidel momento. Bisogna battere questo modo di fare improvvisato e pericoloso.