Alcunianni fa il sindaco Paolo lucchi volle annunciare in chiave di boutade daeffetto mediatico la predisposizione del nuovo Piano Strutturale urbanistico.Intendimento non riuscito nella sua prima sindacatura e quindi proposto per laseconda, questa in corso. Il Piano strutturale ha minimo una prospettivadecennale. A completarlo e realizzarlo i Piani operativi successivi. Erano iPrg. Per rendere la buotade giornalistica, non essendoci particolari contenuti,né idee per il territorio e la città, ilSindaco se ne usci dicendo che voleva prevedere nel Piano il nuovo stadio e ilnuovo ospedale. Paolo ha indubbiamente conoscenza sia dei nuovi artefici dellapolitica locale che lo circondano sia di come le cose politiche da un pò ditempo a questa parte trovano ridondante eco di trasposizione mediatica. Ne safare uso e gli è di aiuto la prateria in cui colloca le sue uscite. Purconsapevole che a origine di cotanto nulla c’era se non l’effetto delle duestrutture cui sottolineava, mi permisi una posizione: tanto per fissare almenoun punto su cui, ritenevo, poteva valere la pena ragionare. Dissi subito: è unabuotade. Però sul nuovo ospedale val la pena di soffermarsi e di ragionare.Lasciamo perdere lo stadio nuovo: nemmeno da considerare. Un po’ più recentemente,qualche mese fa, nel soporifero silenzio seguito alla evaporazione immediatadella buotade tornai per riprenderel’idea del nuovo ospedale. Una opportunità di rilievo se collocata dentro unaprogrammazione di area vasta Romagna per la sanità della quale purtroppo lacarenza di idee e la mediocrità della politica continuano a far pressoché nulla.Niente di meno che il Presidente della commissione consiliare regionale allasanità intervenne per dire che l’ospedale di Cesena di cui parlavo non doveva essere,perché in un’ottica di campanile. Sono stato in Regione: c’era ben altradimensione nelle commissioni regionali e soprattutto a presiederle. L’abbozzodi ragionamento rimane validissimo tutt’oggi.
Civuole almeno una buona impostazione per affrontare con serietà questionirilevanti e complesse come questa in esame.
Laprevisione del nuovo ospedale nel Piano strutturale partita senza un’idea chefosse una né riguardo alla nostra sanità e nemmeno all’ospedale potevacostituire, però, l’occasione per mettere a punto qualche riflessionenecessaria e utile. Spesso inciampando si cade nel punto. Tanto valeva provarea estrapolarlo e ragionarvi sopra adeguatamente. Finalmente cominciò un certoriscontro anche nella stampa. Riscontri, i più svariati. Purtroppo ragionamentipochi e minimi. Molti moralismi un tanto al chilo; pseudi scoop sulle aree eventualmente da interessareall’insediamento. Il refrain sull’ospedale decaduto rispetto ad altri, larivendicazione campanilistica e chi più ne ha più ne metta. Chi continua ad esserecontrario all’Asl unica romagnola manco ne prende in considerazione l’ambito.Il resto si riduce a questione strettamente locale: o difesa dell’esistente oal più come mero trasferimento dell’attuale ospedale in altro posto. Insomma:un monolite strutturale che si mantiene qui o si sposta là. Più il corollariodelle corbellerie di giornata, sulle spese, sul potenziamento dell’esistente,su dove si sposta, su cosa fare in ciò che rimane, sulla speculazione delle aree,su chi si avvantaggerà dei lavori eventuali futuri, se la solita lega dellecooperative e avanti così. E sempre ovviamente con quella infarinata ditorquemadismo da strapazzo che pare non dispiacere a taluni da queste parti. Poi,dopo, anche qualche sottolineatura sulla oramai inadeguata ubicazione collinaredell’attuale ospedale, e sul problema dell’antisismica. Non solo. La vetta di un tal dibattito siraggiunge con il generale approdo alla demagogia più becera. Un modo per tacitare almeno le polemiche del “tanto parlare inutilmente non gliene frega più a nessuno”. E allora via algrande coinvolgimento popolare, alle consultazioni indispensabili nella rete ofuori dalla rete, con grade coinvolgimento di tutte le forze del territorio esoprattutto dei presidenti dei nostri quartieri cittadini. Ovvio che è da quiche verranno visioni, approntamenti strategici, programmazioni solide e diprospettiva per efficientare e migliorare la nostra sanità. Dubitarne sarebbe colpevole e quasi una lesa maestà. E ridotticosì ne può solo venire qualcosa di giustamente proporzionale. Roba da infimitermini. Né poteva mancare in supporto agli amministratori in tal cavalcamento impegnati che arrivasse, in qualche festa,anche l’Assessore regionale alla sanità e il Presidente della Regione aconfermare l’idea buona e le disponibilità finanziarie per fare e fare prestoil nuovo ospedale di Cesena. Anche questo un modo significativo che evidenzia, insieme a tanti altri, il livello e la stazzadella classe politica locale e di questa regione.
IlComune deve fare il Piano strutturale. Fa bene a prevedere un nuovo ospedale.La proiezione del Piano è decennale se non più. Il problema dell’ospedale chesi pone, se si pone con serietà e concretezza è questione per i prossimi dieci,quindici anni. La fretta di cui si parla è solo il tarocco di una politicataroccata. Responsabilità e buon senso non guasterebbero. Almeno questi. Per lecapacità siamo ancor più diffidenti. Ma per quel lasso di tempo chissà cheanche la classe politica e dirigente non migliori. Noi , oggi, possiamoimprontare il ragionamento, ma sarà di ben altri il prosieguo e larealizzazione. Può essere una fortuna. Il Comune predispone la migliorepredisposizione urbanistica, ma quel che deve essere come deve essere la nuovastruttura ospedaliera è questione di inserimento in un quadro organico, coerente, di programmazione,ristrutturazione e sviluppo della sanità di area vasta Romagna e regionale.Fuori da qui sarà solo la continuità della sagra del pensiero debole e corto alquale ci si avvilisce di assistere. Dove prevedere l’ubicazione della nuovastruttura? Penso che la soluzione migliore sarebbe a destra dell’autostradaandando verso Bologna, nei paraggi del casello Cesena Nord, così rompendo anche il tabù che in quel frontenon sa da fare nulla. Bando alle speculazioni: esproprio per pubblica utilità.Amministratori con attributi adeguati non avrebbero problemi. Non sto nemmenoad elencare i vantaggi logistici e organizzativi di quell’ubicazione. Altro cheGronda e zone limitrofe. Bufale. E non deve trattarsi del semplicetrasferimento del Bufalini da una zona in altra. Deve essere una nova organicastruttura nella riorganizzazione di area vasta Romagna. Quale miglior modo direndere quell’organicità se non a fronte di un nuovo da modulare e modellare,nella complementarietà con le altre grandi strutture ospedaliere esistenti, in rispondenza degli obiettivi strategici,pluridecennali, della nuova e più efficiente sanità che bisogna e si vuole perla nostra comunità e per il nostro territorio romagnolo. Strutture dell’unicumdi area vasta, non di singoli e separati campanili. Ravenna, Forlì, Rimini eCesena: quattro di un contesto organico funzionante, coerente. Niente ridondanze,specializzazioni forti, complete delle loro necessarie complementarietà, diagnostiche,terapeutiche tecnologiche. E di strutture professionali, funzionanti, organizzate di qualità, su base meritoria, clinica emedica. Non strutture rapportate a singole e parcellizzate e campanilistichesistemazioni di posti e di amicali ed elettoralistiche sistemazioni e carriere.Male congenito anche nella nostra sanità e nel modo di governarla da partedella molta pochezza e mediocrità che al riguardo non manca dalla regione ingiù. Sette chirurgie se non per mantenere sette primari non servono. Il quadroe il tempo programmatori per ordinare simili situazioni non mancano e loconsentono. Per fare specializzazioni vere e ben funzionanti. Vale per lechirurgie e non solo. Se solo ci fosse il manico di governo che invece latita.Per una vena varicosa laddove c’era una chirurgia è sufficiente che qualcunovada in una sala operatoria che rimane, non c’è bisogno di tenere l’attualecondizione. Per gli altri casi complessi e difficili ci pensa l’ammalato adandare dove c’è qualità attrezzatura e miglior cura. Che non è l’ospedalesull’uscio di casa che spesso può offrirla. Anzi! L’oncologia raccoglie esigenze e bisogni crescenti,non in calo. Una rete romagnola, non un collage trattenuto con lo sputo. Questooccorre e un unico governo seppur della rete. Perché tanto può essere in rete,ma non diviso e svincolato. Irst in testa e governo. Irst attuale così come èstrutturato e congeniato già è in difficoltà a dare risposte all’altezza dellequalità che ha. È per molti versi un fatto logistico, di capienza, di spazi edi organizzazione in ambiti che se si stringono non sviluppano potenzialità checi sono, ma possono frenarle. Senza dire, immagino non sia una mia solaopinione personale che un siffatto e qualitativo istituto oncologico di cura ericerca (fondamentale) svincolato da certe chirurgie sia assai a rischio diessere monco. Si tratta di un ambito fra i più esigenti da render organico equindi abbisogna di soluzioni adeguate che oggi cominciano a non essere. Holetto da qualche parte che se e quando (speriamo presto) si vorrà darestrutturazione più organica al sistemaoncologico romagnolo Forlì vuole rendere centrale, allo scopo, l’ospedalePierantoni. A me non disturberebbe per niente, né per campanile, né per altro.Il punto è fare cose organiche di area vasta. Vorrà dire che se il Pierantonisi carica di questo che non sarà poco, altro sarà caricato altrove. È la soluzionedi insieme che deve decidere e concordare questo quadro. C’è base epotenzialità: Cesena, Forlì, Ravenna, Rimini. Non una somma ma un quadrounitario. Ben definibile e ben pensabile: per le strutture che sono e per lapossibilità (tutt’altro che irrilevante per il futuro) di pensarne,internamente coerente e complementare, una nuova a meglio e più organicadefinizione del tutto. Complementarietà e coerenza. Efficienza e risparmio. Nonsprechi , ma più servizio alla salute. E questo anche a valere, eccome!, per ilmiglioramento delle condizioni e delle possibilità di servizio esteso sulterritorio per le cronicità, esse stesse crescenti e di gran bisogno. Esempi,solo esempi, su quanto mettere a fuoco, su come e in che quadro dimensionale estrategico affrontarlo. Riflessioni positive, lungo un simile spaccato, mi ècapitato di coglierle in ambito medico, ad esempio per quanto riguarda il“Dipartimento testa-collo”. In oncologia sono ampiamente in corso. Auspicabilealtro che spero non mancherà. Ma occorredarsi un’impostazione ed un lavoro seri di approfondimento . Sarà attraverso laconsultazione della rete e dei quartieri che si metterà a fuoco una similevasta complessa problematica? Staranno pur sereni e soddisfatti quelli che lo pensano possibile.Beati loro. Soprattutto finché non si ammalano e non hanno un altro (che nonauguro) impatto con simili questioni . Dopo quattro anni l’Asl Romagna è digran lunga ancora al palo. Manco sono uniformemente collegate tutte lestrutture per quanto riguarda i referti della diagnostica. Il governo di questaAsl langue assai. Ci limitiamo a dire questo prima di giungere, se cosìcontinuerà, a doverne semplicemente constatare, presto, l’inadeguatezza el’incapacità definitive. I grandiprocessi della medicina, della scienza, della tecnologia, della ricerca; laproblematica complessa della finanza applicata alla sanità, delle risorse, delloro impiego, del risparmio e dell’efficienza eed efficacia della spesa; laristrutturazione e la riorganizzazione delle strutture, dei dipartimenti, delleunità operative, del personale medico e non; la resa operativa, ottimale eorganica dell’esistente e del nuovo che sarà (Forlì, Cesena, Ravenna, Rimini).È dentro questo che Regione e Asl Romagna devono ragionare e prospettare ilnostro futuro sanitario. Questo il quadro per riflessioni vere (non episodichee demagogiche) ove collocare ciò che potrà e dovrà essere di qui ad almeno undecennio anche il nuovo ospedale a Cesena. Potrà essere la consultazione deiquartieri cesenati ad affrontare queste cose? Non si pensa che vi sia ben altroe in ben altro modo, attrezzato e competente, da mettere in campo? Il Sindacodi Cesena, è vero che è all’ultimo mandato e che fa più elettoralismo immediatoe di convenienza certa consultazione populistica, ma è anche Presidente dellaConferenza territoriale dei sindaci per la sanità. Dubito che non comprenda laportata della questione, lo spirito e la responsabilità con cui deve essereaffrontata. Con buoni e validi apporti, con capacità. Sono quelle scelte chenon valgono una giornata giornalistica. Valgono anni e valgono per la salutedei cittadini. Per il presente e il futuro della sanità.