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   Politica Locale

mercoledì 26 aprile 2017

Comunità e brand Romagna: ci diamo una mossa?

di Augusto Patrignani

“Fare insieme significa rafforzare la collaborazione tra le città romagnole attraverso una sempre più attenta valorizzazione di tutte le diverse realtà territoriali”. Lo si legge nel documento di verifica del programma di mandato del sindaco di Cesena Paolo Lucchi che anche le organizzazioni economiche sono state invitate a prendere in esame per fornire il proprio parere e contributo.

Confcommercio cesenate è da anni impegnata per la creazione di un brand Romagna che, al di là dello slogan, significa dare vita ad un sistema territoriale che favorisca la crescita e lo sviluppo dell'offerta Romagna in tutti i settori, dal wellness al turismo, dalla cultura al bene vivere, dall'enogastronomia alla fruizione ambientale, rendendo protagonista tutto il territorio dalla rivera alla montagna dell'ambito romagnolo.

La dichiarazione di intenti da parte di politici e amministratori per la creazione di una Comunità Romagna è dunque musica per le nostre orecchie a patto che si concretizzi in azioni concrete e non resti un puro esercizio dialettico. Allora Confcommercio dice: bene la Comunità Romagna, ma si proceda!

Gli antagonismi tra Cesena e Forlì, ancora oggi evidenti e perduranti, sono una prova purtroppo che si predica bene ma si razzola ancora male. E così il dialogo con Rimini e Ravenna deve strutturarsi in maniera tale che tutte le parti in causa del progetto Romagna abbiano pari dignità e vengano ad essere valorizzate in virtù delle loro eccellenze e dei loro meriti. La Romagna a lungo sotto la cappa di Bologna non è stata una storia felice, e adesso che tutti indistintamente affermano la necessità di ridare alla Romagna una centralità togliendola da uno stato di subordinazione storicamente accettabile.

Come Confcommercio abbiamo auspicato la creazione di una Regione Romagna e adesso, in un'ottica costruttiva, tifiamo per l'approntamento dell'assetto territoriale che più valorizzi le peculiarità del nostro territorio, mettendolo nelle condizioni di crescere meglio. La creazione di una comunità romagnola capace di affermare il suo brand  è un imperativo categorico da realizzare con la compartecipazione di tutti i Comuni interessati che debbono collaborare su progetti concreti, valorizzando tutte le diverse realtà territoriali. E Cesena non è certo ultima in tal senso. Ciò è avvenutocon la Notte del liscio nel 2016, grazie anche al nostro impegno, ciò sta avvenendo con i progetti di rilancio turistico nell'Alto Savio con il distretto dei laghi. Si devono però trovare però altri percorsi, che abbiano ricadutepositive in particolare sulle piccole e medie imprese. Confcommercio ha proposto progetti di valorizzazione turistica su scala territoriale e romagnola.

Il brand Romagna lo si costruisce anche sostenendo in tutto il territorio, e qui partiamo dai nostri trenta comuni provinciali, le piccole imprese, pilastro e spina dorsale dello sviluppo. Nonostante la crisi decennale viviamo ancora in un territorio con una impresa ogni nove abitanti e il 98% di queste imprese sono microimprese, molte a conduzione familiare.

Il nostro territorio soffre come tutto il paese il problema della disoccupazione in specie giovanile. L'obiettivo deve essere allora la creazione di nuovi posti di lavoro. Cominciamo a supportare le imprese, che danno lavoro. Le si sostenga riducendo il carico fiscale (partiamo dall’Imu riducendola di un punto) e burocratico, introducendo incentivi e forme premianti non solo per le nuove imprese ma anche per quelle già insediate per arginare la moria di chiusure e si applichino politiche incentivanti creando città e centro storico fruibile.

Ci piace pensare al brand Romagna anche in termini di equità nel modo di amministrare, rendendo cioé giusta e sostenibile la tassazione e il livello burocratico e colpendo gli irregolari, senza accanirsi sulle imprese regolari. In questo senso ottimo il provvedimento sui controlli preventivi che concedono tempo per regolarizzarsi senza ricorrere simultaneamente alla sanzione. Tutto questo  deve essere esteso a tutte le municipalità.

Ci piace una Romagna dotta e ricca, che punti su educazione, formazione e istruzione, ma la vera sfida è costruire un progetto e un’immagine di territorio che ponga in relazione cultura e sviluppo, per impedire che le nostre eccellenze romagnole non  restino cattedrali nel deserto. La piattaforma culturale romagnola per mettere in rete l'offerta turistica è un obiettivo condivisibile al quale occorre cominciare a lavorare da subito.

Vogliamo inoltre una Romagna trasparente, dove la gestione di ciò che è di tutti siaresa semplice, verificabile e più vicina a ciascuno di noi. Regolamenti comunali con norme e codicilli fittissimi, sono ostici da comprendere e da rispettare, pur volendo. Spesso gli errori sanzionati sono formali, non dettati dalla cattiva fede, bensì dalla proliferazione burocratica figlia di una lattante trasparenza. Le amministrazioni semplifichino anche il linguaggio, il modo di comunicare, sottraendosi al burocratese e politichese.

Vogliamo infine una Romagna pragmatica che governi partendo da sicurezza e tenuta sociale, che significa anche salvaguardia delle imprese, rilancio del commercioe del turismo, nostra grande ricchezza che ci può far diventare tra i primi al mondo.

Però bisogna muoversi e farein fretta. Ce la vogliamo dare tutti insieme una mossa?

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