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   Politica Nazionale

giovedì 2 luglio 2015

Renzi e il rinnovamento PD non fatto

di Denis Ugolini

Dopo le europee dell’anno scorso con ilPd al 41%, l’ultima tornata elettorale, in alcune regioni e in alcuni comunifra cui Venezia ed Arezzo, persi dal Pd, ha indotto molti osservatori a farevalutazioni dello scenario politico italiano assai diverse fin’anche da quelle delle ultime settimane. Si parla disconfitta politica di Renzi, sia come capo del governo sia come segretario delPd. Si ritiene che l’attuale maggioranza considerata fortissima e senza avversaridi particolare rilievo, fino a ieri, sia diventata, invece, molto contendibile.Tra questi osservatori ce ne sono di approssimativi tanto che le loro opinionibanderuolano di volta in volta a seconda di dove soffia il vento. E ci sonoquelli che ogni occasione è buona per confermarsi nel loro desiderio di vedere illoro avversario dichiarato alle corde.

Quelli più seri e credibili analizzanocon più metodo e più dettaglio nel merito. Intanto distinguono fra elezioni a carattere generale e politico ed elezioni acarattere locale e regionale. Partendo da qui ci sono alcuni aspetti diqueste ultime elezioni che meritano attenzione e riflessione. Chi subito ne hacolto alcuni di particolarmente significativi è stato Renzi stesso che subitoha anche parlato di Renzi 1e di Renzi 2. Ritenendo che l’avere abbandonatoseppur in parte la nettezza di certe sue caratteristiche, per “costringersi” aesagerate mediazioni soprattutto interne al suo Partito , ne ha penalizzato lacomprensione e quindi il rapporto con l’elettorato che inizialmente lo avevapremiato. Una conferma di questo arriva da Luciano Fontana (Corriere dellaSera): “ Un primo elemento di riflessione riguarda direttamente il Pd… Renzi inpochi mesi ha cambiato l’agenda politica, i programmi e il profilo del partitoa livello nazionale. Ne ha fatto qualcosa di completamente diverso rispettoalla ‘ditta’ di Pierluigi Bersani sconfitta nelle elezioni del 2013. Ma ititolari della ‘ditta’, piegati con qualche difficoltà al centro, dominanoancora a livello locale. Hanno imposto i loro candidati e hanno presentato lestesse politiche e gli stessi vecchi volti ripetutamente respinti daglielettori.” “La conquista di ceti produttivi, liberali e moderati – continuaFontana -, essenziali per la ridefinizione del profilo del Pd, è ridiventataun’impresa molto difficile… Renzi dovrà (accanto al varo di misure su questionicruciali come l’immigrazione e il rilancio dell’economia) porsi la questione dicostruire un partito e una classe dirigente all’altezza del compito”.  Come non concordare.  Ancora prima delle elezioni  nella nostra regione del novembre scorso,qui, ponevamo analoga questione, che quindi non è nuova per noi: “Renzi allaprova Emilia-Romagna”. Indicando quanto fosse necessaria la rimozione (almenol’avvio di questo processo)  dell’immaginee della sostanza di quel “partito dei quadri e del potere locale” cosìstrettamente intrecciato a “sistema di potere” che altro non è se non la‘ditta’ che si conferma, si mantiene, si adatta, per tenere le redinisull’economia, la società, il territorio. Dicevamo anche che comprendiamo chetutto e subito non è possibile neppure per Renzi, ma che questo era ed è unproblema che deve cominciare a porsi. Per quanto il Pd vinse quelle elezioni,qui in Emilia-Romagna si verificò il maggiore astensionismo, superiore anche aquello di queste ultime giornate elettorali. Questo problema di un verorinnovamento del Pd ora è questione non rinviabile, non solo in questa regionedi ‘ditta’ invasiva, ma anche sul piano generale, periferico e territoriale. Laquestione l’avevamo messa a fuoco anche valutando le ultime elezioni comunalicontemporanee alle europee del grande balzo del Pd al 41%. Senza l’apportodell’effetto Renzi, in quell’occasione, anche il risultato di molte comunali(anche nelle nostre località) sarebbe stato diverso. Non tutti i candidatisindaci del Pd avrebbero vinto (sicuramente) al primo turno, se non avesserobeneficiato di quell’effetto. Tanto che il voto del solo Pd alle europee, nellostesso giorno, era di gran lunga superiore a quello di candidati comunali Pd chesommavano con loro perfino l’apporto anche di altre liste elettorali. Adimostrare cosa? Che l’effetto Renzi, tanto  positivo, era riuscito a mitigare effetti ditutt’altro segno che pure si sono manifestati. I risultati sono ancora lì aparlare chiaro in questo senso. Non li ha visti l’informazione troppo prona;non l’hanno visto i ciechi; non lo vogliono vedere quelli che ne conoscono leragioni e proprio per questo preferiscono negarle, dimenticarle e farledimenticare.  Del resto era  evidente l’imbellettamento renziano (tatticoe dell’ultimissima ora) di molti protagonisti della ‘ditta’. E in gran partecosì sono ancora: veri protagonisti della ‘ditta’, ma ancora imbellettati,finchè serve, di renzismo. E il Pd continua ad essere quel “partito dei quadrie del potere locale” che si diceva, diretto da un gruppo e fondamentalmenteracchiuso in una oligarchia di “sistema” che ne conduce le sorti. Di sicuro inmolti territori.  Se il Pd vuole vincere(quando sarà, peraltro alla prova con l’italicum) occorre si sia ben mossonell’impresa “ridiventata molto difficile” di conquistare ”i ceti produttivi,liberali e moderati, essenziali per la ridefinizione del profilo del Pd” .Renzi  dovrà, a fianco di un rinnovatoimpulso di efficacia e determinazione dell’azione di governo intrapresa, dareforte impulso a “costruire un partito e una classe dirigente all’altezza delcompito”.  Con Renzi 1 erano moltiautentici innovatori che, durante Renzi 2, gli ingranaggi della ‘ditta’ hannotritato. Sarà meglio per Renzi e per il Pd che a quel lavoro di costruzione diuna “classe dirigente e di un partito più all’altezza” ci si dedichi con ladeterminazione necessaria, tenendo, però, conto delleanalisi appropriate non fatte e degli errori già commessi. Magari aprendo di piùa competenza, cultura politica e meno a stereotipi estetici, giovanilistici,ladylike e via così.  Dopo l’estate èquesto spaccato di problematica politica, così rilevante, nella nostra regionee nel nostro territorio, che ha senso approfondire con ampiezza e conparticolarità.


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